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Malattia finta, lavoratore denunciato all'autorità giudiziaria

Un lavoratore, serio e laborioso, presta per tanti anni la sua attività lavorativa senza fare assenze per malattia. Godeva di una salute di ferro. All'improvviso invia in azienda un certificato medico, con una prognosi di ben 30 giorni. Ma il giorno prima era stato visto in azienda allegro e sorridente. Nei giorni successivi è stato visto in giro per il paese in bicicletta e una sera anche al cinema. Al primo certificato medico di 30 giorni, segue un altro certificato di 30 giorni e un terzo certificato di altri 30 giorni, con l'indicazione che l'eventuale visita domiciliare medica doveva essere effettuata dal servizio ispettivo dell'Inps, in una nota località balneare pugliese, dove si era recato per trascorrere i suoi giorni di malattia.

L'impresa, mettendo insieme questi elementi, si convince che la malattia del suo dipendente è una malattia fittizia. L'impresa si rivolge così al tribunalechiedendo, in via d'urgenza, che il tribunale disponga una consulenza tecnica d'ufficio al fine di accertare se il dipendente fosse realmente ammalato, come sostenuto dalla certificazione medica del suo medico curante o se questa malattia fosse simulata, come gli indizi esterni facevano presumere.

Il tribunale di Milano, accogliendo la domanda dell'impresa, ha disposto la consulenza tecnica medico-legale richiesta dall'azienda, nominando un medico specialista per gli accertamenti. La perizia disposta dal tribunale ha concluso che il lavoratore, che ormai aveva raggiunto sei mesi di assenza dal lavoro, era sano come un pesce.

L'impresa, giustamente contrariata dal comportamento del suo infedele dipendente, ha deciso di proporre querela contro il dipendente per truffa e contro il medico, che ha certificato le sue inesistenti malattie, per falso ideologico. In aggiunta l'impresa ha proposto una azione giudiziaria avanti il tribunale chiedendo al lavoratore la restituzione del trattamento economico che, in conseguenza della fittizia malattia, gli ha elargito per ben 6 mesi. Quel lavoratore, con il suo comportamento fraudolento, ha umiliato tutti i lavoratori onesti. L'impresa ha ben agito per tutelare i suoi interessi e anche quelli dell'Inps.

 

 

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