20/01/2014
È diffuso, purtroppo, il ricorso abusivo e fradudolento allo strumento della malattia per mascherare assenze dal lavoro dovute a tutt’altra e innominabile causa. Questo ricorso abusivo alla malattia danneggia, innanzitutto, i lavoratori veramente ammalati e incrina i conti del sistema previdenziale per i suoi notevoli costi che ricadono direttamente e ingiustamente sulle imprese, sulla collettività e sull’intero mondo del lavoro. Capita così che lavoratori assenti per malattia siano visti tranquillamente in giro per la città, la montagna o il mare occupati nelle più leggere attività ludiche della vita quotidiana o anche, addirittura, a svolgere qualche altro lavoro. La casistica è veramente ampia e qualche volta anche con tinte di comicità. Questi lavoratori, se scoperti, rischiamo il licenziamento immediato. La Corte di Cassazione ha sempre affermato che “Lo svolgimento di altra attività lavorativa da parte del dipendente assente per malattia può giustificare il recesso del datore di lavoro, in relazione alla violazione dei doveri generali di correttezza e buona fede e degli specifici obblighi contrattuali di diligenza e fedeltà ove tale attività esterna, prestata o meno a titolo oneroso, sia per sé sufficiente a far presumere l'inesistenza della malattia, dimostrando, quindi, una sua fraudolenta simulazione ovvero quando, valutata in relazione alla natura della patologia e delle mansioni svolte, l'attività stessa possa pregiudicare o ritardare la guarigione e il rientro in servizio del lavoratore.”(Corte di Cassazione Sezione lavoro, sentenza n. 9474/09).
Milano 29/04/2009