20/01/2014
. “Con questo mio intervento intendo illustrare brevemente qual è la situazione attuale e quali sono gli attuali problemi della Sezione Lavoro della Corte d’Appello di Milano.
Tutti voi conoscete bene la difficile situazione che in questo momento storico sta attraversando la giustizia italiana in generale.
Quanto alla giustizia del lavoro, si è a volte sentito utilizzare - soprattutto in passato - l'espressione "isola felice", se paragonata alla giustizia civile in genere.
Mi pare tuttavia opportuno riflettere sul vero significato di quell'espressione e se cioè davvero la giustizia del lavoro possa definirsi un' "isola felice" o se - come mi pare più corretto - questo giudizio di favore per il contenzioso del lavoro non sia altro che un miraggio dovuto ad un raffronto con un parametro (quello appunto del giudizio civile ordinario) talmente negativo che anche la difficile situazione della Sezione che presiedo dal gennaio 2006 può apparire - agli occhi di un osservatore superficiale - positivo.
Purtroppo, dati alla mano, la sezione d'appello del lavoro è un' "isola felice" che non c'è.
Basti pensare che, ad oggi, la fissazione dell’udienza di discussione avviene non prima di due anni, e cioè i ricorsi oggi depositati vengono fissati nel gennaio 2011.
Questo dato si commenta da sé.
Ed invero, un'attesa così tanto prolungata nel tempo, oltre a destare un evidente allarme sociale, ha concrete conseguenze anche nel quotidiano svolgimento del lavoro dei magistrati della Sezione, i quali, in aggiunta alle decisioni di merito dei numerosi gravami, si trovano a dover affrontare un numero via via crescente di istanze di anticipazione delle cause, Ciò comporta - evidentemente - un aggravio dei difficili ritmi di lavoro della Sezione.
Al riguardo, mi preme evidenziare che, onde evitare che l'inaccettabile tempo di attesa di definizione dei gravami si traduca di fatto in denegata giustizia, la Sezione ha predisposto un canale preferenziale per anticipare la trattazione delle controversie che presentano particolari ragioni di urgenza, quali ad esempio le cause aventi ad oggetto la reintegra nel posto di lavoro o la costituzione ed il ripristino del rapporto.
Sotto altro profilo, si evidenzia che il predetto allungamento dei tempi di decisione delle controversie ha avuto come effetto un sensibile incremento delle istanze di sospensione dell'esecuzione delle sentenze, istanze che contribuiscono ad appesantire il lavoro della Sezione.
Per far fronte all'elevato numero di gravami e alle sempre più crescenti istanze di anticipazione, la Sezione ha provveduto, a partire dal gennaio 2007, ad aumentare il numero delle udienze mensili ed a fissare altresì un maggior numero di controversie per ciascuna udienza.
Per quanto riguarda i dati statistici.
1) Negli ultimi anni il numero dei ricorsi sopravvenuti ha sempre superato la soglia dei 2000 procedimenti per ciascun anno e in particolare nel 2008 è stato pari a 2097 cause.
LE SOPRAVVENIENZE
2006 i procedimenti sopravvenuti ammontano a 2081.
Nel 2005 i procedimenti sopravvenuti ammontano a 2199.
Nel 2007 i procedimenti sopravvenuti ammontano a 2171.
Nel 2008 i procedimenti sopravvenuti ammontano a 2097.
2) Il numero dei procedimenti pendenti è via via aumentato e in particolare è pari a 3388 nel 2007 ed a 3346 nel 2008.
LE PENDENZE
Nel 2005 i procedimenti pendenti ammontano a 2978.
Nel 2006 i procedimenti pendenti ammontano a 3111.
Nel 2007 i procedimenti pendenti ammontano a 3388.
Nel 2008 i procedimenti pendenti ammontano a 3346.
3) Negli ultimi anni vi è stato un notevole incremento della produttività, nonostante il numero dei magistrati sia rimasto invariato.
Ed infatti, passando alla produttività della Sezione, emerge evidente il significativo sforzo di tutti i magistrati che la compongono.
I procedimenti esauriti sono passati da 1374 nel 2005 a 1937 nel 2006 ed a 2144 nel 2008.
LA PRODUTTIVITA'
Nel 2005 i procedimenti esauriti ammontano a 1374 (852 definiti con sentenza e 112 con conciliazione).
Nel 2006 i procedimenti esauriti ammontavano a 1937 (903 definiti con sentenza e 123 con conciliazione).
Nel 2007 i procedimenti esauriti ammontano a 1881 (1190 definiti con sentenza e 194 con conciliazione).
Nel 2008 i procedimenti esauriti ammontano a 2144 (1346 definititi con sentenza e 197 con conciliazione).
4) Tuttavia non ci si può nascondere che la Sezione versa in uno stato di grave crisi, in quanto, nonostante il notevole impegno dei magistrati che la compongono, non si riesce a ridurre l'arretrato, ma si arriva soltanto ad arginarne l'aumento.
5) Le cause di tale "stallo" possono agevolmente individuarsi nell'inadeguatezza dell'organico di cui si compone la Sezione. Come già ormai più volte segnalato, l'organico della Sezione, pari a sole otto unità (compreso il Presidente), risulta gravemente insufficiente e assolutamente inadeguato rispetto al numero delle controversie da trattare, che spesso presentano particolare complessità e delicatezza, specialmente per quanto riguarda la materia del pubblico impiego. Recentemente l’organico della Sezione è stato aumentato di una sola unità, ma a tutt’oggi non è stato ancora messo a concorso il posto. Pertanto, considerati i tempi molto lunghi normalmente occorrenti, l’organico della Sezione è destinato a rimanere ancora invariato per diverso tempo.
A ciò si aggiunga che si prevede per i prossimi mesi il trasferimento di due o tre consiglieri che compongono la sezione (almeno due trasferimenti si prevedono come certi).
Non oso pensare a quello che avverrà quando, a seguito dell’attuazione dei predetti trasferimenti, la Sezione si troverà ad operare con due o tre giudici in meno fino all’arrivo dei nuovi consiglieri.
Occorrerà sicuramente far fronte a tale emergenza chiedendo nel frattempo l’applicazione di altri magistrati alla Sezione Lavoro della Corte.
Va anche doverosamente segnalato che le difficoltà della Sezione sono oltretutto aggravate dalla insufficienza dell'organico del personale di cancelleria.
Infatti, il numero degli addetti alla cancelleria della Sezione (di appena 4 unità) è palesemente inadeguato rispetto alla grande mole di lavoro che l’ufficio deve affrontare.
6) Allo scopo di razionalizzare ed accelerare i tempi del processo del lavoro mediante l’introduzione sia di norme di comportamento utili ai fini di una maggiore celerità e razionalità del contraddittorio e sia di prassi organizzative idonee ad una efficace gestione del processo, è allo studio ed è ormai in fase avanzata di elaborazione un Protocollo presso la Sezione Lavoro della Corte.
Sono fermamente convinto che per migliorare il funzionamento del “servizio giustizia” occorre la collaborazione di magistrati, avvocati e di tutti gli altri operatori, perché solo dalla comune sinergia di tali professionalità può essere garantito un processo del lavoro più celere e più efficiente.
A tal fine ho proposto che nel Protocollo attualmente allo studio sia introdotta una specifica norma che miri a rafforzare l’efficacia del tentativo di conciliazione.
Già da tempo la Corte esperisce preliminarmente il tentativo di conciliazione.
Tuttavia, attualmente tale tentativo ha un’efficacia alquanto limitata.
I difensori devono infatti riferire alle parti non presenti personalmente in udienza le ipotesi conciliative emerse e pertanto hanno bisogno di un rinvio della causa per valutare con le parti stesse le proposte transattive emerse in udienza. Il rinvio della causa per eventuale conciliazione ha evidentemente l’effetto di appesantire il ruolo.
La mia proposta è quella di introdurre una norma che preveda l’invito ai difensori di far intervenire le parti personalmente all’udienza di discussione per rendere più efficace l’esperimento del tentativo di conciliazione attraverso il dialogo diretto ed immediato con le parti.
In tal modo le parti stesse possono essere messe direttamente a conoscenza dei vari risvolti anche pratici della causa e delle soluzioni transattive prospettate e valutarle immediatamente.
7) Venendo alle modifiche di cui si sta discutendo in sede parlamentare (disegno di legge n. 1167 approvato dalla Camera dei Deputati il 28 ottobre 2008), rilevo che, a prescindere dalla condivisibilità o meno delle novità ivi previste, ciò che è attualmente auspicabile è un intervento normativo che esplichi i propri effetti sull'odierna situazione del contenzioso del lavoro immediatamente e non nei prossimi anni, in quanto le novelle previste nel disegno di legge sono per loro natura destinate a manifestare i propri effetti solo tra qualche anno.
La giustizia del lavoro però non può più aspettare.
Un'attesa di oltre due anni per la definizione del grado di appello non è accettabile.
E’ pertanto indispensabile, se si vuole evitare un ulteriore deterioramento del servizio giustizia, un intervento immediato – non più differibile – che preveda un incisivo aumento di risorse di personale e di mezzi per garantire l’efficace e celere funzionamento del processo del lavoro.”