02/01/2020
Il Contratto a termine è disciplinato dal decreto legislativo n. 368 del 2001. Dalla sua promulgazione ha avuto nel tempo vari interventi modificativi con molti rimaneggiamenti. Il contratto a tempo indeterminato nel tempo è stato pesantemente lavorato ai fianchi.
Il contratto a termine nel corso di questi anni è stato sempre più liberalizzato per adeguarlo alle esigenze di flessibilità dell’impresa.
Il contratto a termine ha avuto successo in questi anni perché si è inserito in un sistema giuridico rigido e caratterizzato dalle forti tutele dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Con il Jobs act e le tutele crescenti del 2015, che hanno soppresso il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro con le significative conseguenze risarcitorie, il contratto a termine sarà destinato inesorabilmente a perdere posizione rispetto al contratto a tempo indeterminato. In un sistema flessibile, sia in entrata che in uscita dal posto di lavoro, il contratto a termine perde attrattività e fascino per l'impresa.
Se a tutto questo si aggiunge la leva previdenziale con gli sgravi del 2015, che per tre anni premia il contratto a tempo indeterminato, il cerchio di chiude definitivamente a favore del contratto a tempo indeterminato.
Riportiamo un prospetto riepilogativo della disciplina del contratto a termine come si presenta oggi nel nostro ordinamento, senza più l'obbligo di indicare la causale: contratto-di-lavoro-e-di-somministrazione-a-termine-acausale.pdf