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Il Tribunale di Roma chiede l'intervento della Corte Costituzionale contro i licenziamenti del jobs act.

Una lavoratrice è stata assunta alle dipendenze di una società immediatamente dopo l'entrata in vigore della nuova legge del Jobs act del 7 marzo 2015. L'azienda occupava alle sue dipendenze più di 15 addetti. La lavoratrice, dopo qualche mese, è stata licenziata dal datore di lavoro per giustificato motivo oggettivo: l'azienda come motivazione del licenziamento ha assunto l'impossibilità di poterla continuare proficuamente ad utilizzarla e l'impossibilità di poterle attribuire altre mansioni perché inesistenti all'interno della sua organizzazione.

In conseguenza del licenziamento illegittimo, quella lavoratrice, diversamente dai suoi colleghi di lavoro assunti in data antecedente al 7 marzo 2015, potrà ottenere, a titolo risarcitorio, in modo fisso solo quattro mensilità di retribuzione a titolo di risarcimento dei danni. I suoi colleghi con anzianità antecedente al 7 marzo 2015 potrebbero invece  ottenere la reintegrazione nel posto di lavoro con un risarcimento fino a 12 mensilità o in alternativa un risarcimento dei danni che va da un minimo di 12 ad un massimo di 24 mensilità di retribuzione.

Questa disparità di trattamento ha fatto sorgere nel giudice del tribunale di Roma il fondato sospetto di incostituzionalità delle norme del jobs act in materia di licenziamento con riferimento all'articolo 3 della costituzione, perché discriminatorio, all'articolo 4 e 35 che tutelano il lavoro e all'articolo 117 e 76 per essere la sanzione inadeguata rispetto alle previsioni della Carta di Nizza e della Carta Sociale.

Per il tribunale di Roma, il legislatore avrebbe dovuto prevedere una tutela "ben più consistente ed adeguata", anche se non necessariamente con l'obbligo della reintegrazione nel posto di lavoro.

L'indennità risarcitoria prevista dalla nuova normativa del jobs act per il suo contenuto modesto non costituisce adeguato ristoro per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 ingiustamente licenziati.

L'ordinanza del tribunale di Roma è interessante perché appare ben motivata ed argomentata; per il suo interesse la offriamo in lettura nel suo testo integrale.

La parola adesso spetta alla corte costituzionale che si dovrà pronunciare.