A- A A+

Per impugnare il licenziamento orale non vi sono termini di decadenza

tag  News  licenziamento  milano  orale  lavoro 

06/02/2023

La corte di appello di Milano sezione lavoro ha affermato che il lavoratore non ha l'onere di impugnare stragiudizialmente il licenziamento a lui comunicato in forma orale perché non essendoci la forma scritta, prevista per legge, non può esservi alcun termine dal quale poter fare decorrere l'obbligo di impugnare il licenziamento entro i 60 giorni dalla sua comunicazione. Contro il licenziamento intimato oralmente, il lavoratore non decade dal diritto di agire contro l'impresa anche se dovesse impugnare il licenziamento dopo i 60 giorni e anche se dovesse depositare il suo ricorso avanti il Tribunale oltre il termine dei 6 mesi. Il lavoratore, in ogni caso, ha sempre l'onere di dedurre le circostanze in fatto relative al suo licenziamento che assume essere avvenuto oralmente. Corte di appello di Milano sentenza numero 1014, pubblicata il 16 gennaio 2023.

 

 

 

 

 

 

 

La donna nella Grecia classica e dintorni

Da Ippocrate in poi, molte teorie venivano formulate dalla medicina greca a proposito della capacità riproduttiva della donna, ed alcune erano estremamente fantasiose.

Si pensava infatti che l’utero “vagasse” per il corpo femminile se la donna non aveva rapporti e che quindi l’unico rimedio fosse il matrimonio. 

Nel frattempo, alcuni medici consigliavano di legare la donna su una scala a testa in giù e scuoterla finché l’utero non fosse ritornato nella sua sede naturale; oppure, se era arrivato al cervello, si cercava di farlo scendere facendo annusare alla malcapitata sostanze maleodoranti.  E così via.

La donna nubile era considerata con malevolenza all’interno della famiglia, in cui non aveva un ruolo preciso; solo sposandosi, acquisiva uno status sociale consono.

 Anche il pensiero filosofico non era da meno riguardo alla differenza di genere: lo stesso Platone (considerato impropriamente paladino della parità tra maschio e femmina) riteneva che, per la teoria della reincarnazione, se un essere di sesso maschile operava male nella vita si sarebbe ritrovato dopo la morte ingabbiato in un corpo femminile. 

 Ad Atene, pur essendo il matrimonio monogamico, l’uomo poteva avere ben tre donne: la moglie, che gli assicurava la legittimità dei figli, una concubina ed una etera, che lo accompagnava nei banchetti pubblici ed era in grado di conversare di svariati argomenti.  La moglie, anche se non era relegata in casa, non aveva occasione di intessere relazioni sociali, ma era isolata nell’ambito della famiglia, priva di una vera educazione e di possibilità reali di socializzazione.

Anche ai giorni nostri, le donne devono fronteggiare sul lavoro il mobbing e la discriminazione di genere. Non è difficile comprendere perché ciò possa avvenire, considerati anche questi precedenti storici dei nostri antenati scientifici, letterari e filosofici che, pur nella loro cultura, hanno sempre attribuito alla donna un ruolo marginale e di sottomissione.

 

Nella foto: vaso greco che raffigura la nascita di Bacco dalla coscia di Zeus; aspirazione all'autosufficienza maschile. Opera esposta nel museo nazionale archeologico di Taranto.