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In Cassazione alla sezione lavoro vincono i datori di lavoro

tag  News  indagine  statistica  cassazione  lavoro  cause 

11/05/2019

    Da un’indagine statistica fatta a campione, è emerso un dato sicuro: a vincere in Cassazione alla sezione lavoro, con larga maggioranza,  sono i datori di lavoro. A proporre i ricorsi, invece, sono i lavoratori che dimostrano maggior fiducia verso la Corte.

    Un gran numero di ricorsi principali e di quelli incidentali, più dei lavoratori che dei datori di lavoro, sono respinti dalla Corte per vizi di forma: in gran parte i ricorsi e i ricorsi incidentali  non sono autosufficienti perché  non consentono l’esame  da parte della Corte  del  motivo di lagnanza  senza dover  ricorrere a esaminare i singoli documenti prodotti nei fascicoli di parte. L’autosufficienza dell’atto deve impedire di cercare altrove i motivi di impugnazione. In questi casi la Cassazione non esamina  il motivo e lo respinge immediatamente. A volte a essere respinto è l’intero ricorso principale o l’intero ricorso incidentale, altre volte i singoli motivi. 

    La Cassazione applica in modo sistematico e automatico il principio della soccombenza: condanna inesorabilmente al pagamento delle spese processuali e al doppio contributo di iscrizione a ruolo la parte soccombente, anche se è quella più debole e gli indirizzi giurisprudenziali della stessa Cassazione sono incerti o i giudici di merito hanno avuto opposte pronunce.  Per approfondire l’argomento si veda la rivista "Lavoro Diritti Europa".

 

 

 

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La professione di avvocato incide nel campo della libertà, della sicurezza, della giustizia e, in modo più ampio, sulla protezione dello Stato di diritto. Essa si esercita con autonomia e indipendenza, dignità ed onore, segretezza professionale e lealtà, al fine di tutelare i diritti e gli interessi della persona nei confronti tanto dei privati quanto dei pubblici poteri, contribuendo così alla applicazione delle leggi ed alla corretta amministrazione della giustizia. In una società democratica l’Avvocatura rappresenta un baluardo normativo nella difesa dell’interesse pubblico al perseguimento della giustizia. L’avvocato, dunque, non è mero prestatore di servizi, in un’ottica di puro mercato; il suo é un impegno professionale e sociale, perché al di là del singolo caso concreto, che vede protagonisti le parti del processo, vi sono regole e principi generali che compongo l’ordinamento giuridico, sul cui rispetto è fondata la pacifica convivenza di tutti. Come scriveva l’illustre giurista, e Costituente, Piero Calamandrei: “Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. (…) L’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di caritàPer questo amiamo la toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero: al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso: e soprattutto a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia”. L’avvocato è strumento stesso della giustizia, nella misura in cui avvicina chi ha subito un torto al giudice, che è chiamato a fornire il giusto rimedio di legge. Avv. Paolo Gallo