19/11/2019
In Giappone alcune imprese hanno messo fuorilegge gli occhiali sul luogo di lavoro per le loro dipendenti. La decisione pubblicizzata dai canali televisivi nipponici ha provocato una valanga di reazioni da parte delle dirette interessate. Dopo l'obbligo di portare le scarpe a spillo adesso la proibizione di portare gli occhiali. Le impiegate che devono fare uso degli occhiali da vista, per queste imprese, ben possono utilizzare le lenti a contatto. La motivazione della disposizione è che gli occhiali trasmettono una "immagine fredda", particolarmente quando si è addetti alle vendite e si ha il contatto diretto con i clienti. Questo divieto esiste in più settori di attività, tra cui quelli del commercio. Qualche società che opera nel settore dei cosmetici si è lamentato del fatto che gli occhiali impediscono di vedere e di apprezzare il "maquillace", le imprese della ristorazione lamentano che gli occhiali mal si adattano con i tradizionali costumi giapponesi, le compagnie aeree ritengono che la proibizione abbia motivi di sicurezza potendo essere gli occhiali mezzi di contuendenza e di aggressione. Queste disposizioni sono mal sopportate dalle interessate che sostengono il loro diritto di portare gli occhiali. Le disposizioni sul divieto di portare gli occhiali, peraltro, appaiono essere discriminatorie perché hanno come destinatarie solo le donne che lavorano. Gli impiegati uomini sono, invece, esentati. Il divieto appare molto stravagante e capriccioso. In Giappone Non esiste una legge che imponga questo divieto ma le aziende interessate l'hanno ugualmente adottato, nonostante la protesta delle dipendenti interessate. A livello politico queste iniziative aziendali sono state giustificate ritenendo che queste esigenze estetiche sul luogo di lavoro abbiano una loro legittima ragion d'essere. La protesta sui social è piuttosto vivace.
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La professione di avvocato incide nel campo della libertà, della sicurezza, della giustizia e, in modo più ampio, sulla protezione dello Stato di diritto. Essa si esercita con autonomia e indipendenza, dignità ed onore, segretezza professionale e lealtà, al fine di tutelare i diritti e gli interessi della persona nei confronti tanto dei privati quanto dei pubblici poteri, contribuendo così alla applicazione delle leggi ed alla corretta amministrazione della giustizia. In una società democratica l’Avvocatura rappresenta un baluardo normativo nella difesa dell’interesse pubblico al perseguimento della giustizia. L’avvocato, dunque, non è mero prestatore di servizi, in un’ottica di puro mercato; il suo é un impegno professionale e sociale, perché al di là del singolo caso concreto, che vede protagonisti le parti del processo, vi sono regole e principi generali che compongo l’ordinamento giuridico, sul cui rispetto è fondata la pacifica convivenza di tutti. Come scriveva l’illustre giurista, e Costituente, Piero Calamandrei: “Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. (…) L’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità. Per questo amiamo la toga: per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero: al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso: e soprattutto a ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia”. L’avvocato è strumento stesso della giustizia, nella misura in cui avvicina chi ha subito un torto al giudice, che è chiamato a fornire il giusto rimedio di legge. Avv. Paolo Gallo