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Cassazione: Illegittimo il licenziamento basato su controlli retroattivi sui dipendenti

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24/03/2025

La Corte Suprema di Cassazione, con l'ordinanza n. 807 del 13 gennaio 2025, ha respinto il ricorso presentato dall’azienda contro un ex dirigente, confermando la decisione della Corte d'Appello di Milano che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento dello stesso. La decisione ribadisce un principio chiave in materia di controlli difensivi sui lavoratori, stabilendo che l'uso di dati prelevati prima dell'insorgere di un fondato sospetto viola lo Statuto dei Lavoratori.

Il contenzioso nasce dal licenziamento, avvenuto il 23 febbraio 2017, di un vicedirettore generale di TIP, motivato dalla presunta violazione di condotte aziendali. Il datore di lavoro aveva basato la propria decisione su controlli informatici che avevano analizzato le e-mail del dirigente inviate nel gennaio 2017, ovvero prima dell'alert generato dal sistema l'8 febbraio dello stesso anno.

La Corte d'Appello di Milano, in sede di rinvio dopo una precedente pronuncia della Cassazione (sentenza n. 34092/2021), aveva confermato l'illegittimità del licenziamento, evidenziando che la società aveva effettuato un controllo retroattivo su dati raccolti e conservati prima dell'emersione del sospetto di condotta illecita.

La Suprema Corte ha ribadito che il controllo sui lavoratori, anche tramite strumenti tecnologici, è legittimo solo se eseguito successivamente all'insorgere di un fondato sospetto e se volto alla tutela di beni aziendali o alla prevenzione di illeciti. Tuttavia, tali controlli non possono riguardare dati acquisiti in precedenza, poiché ciò costituirebbe una violazione delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori (art. 4).

In particolare, la Cassazione ha evidenziato che:

  • La società aveva utilizzato dati raccolti prima dell'alert dell'8 febbraio 2017, contravvenendo al principio di controllo ex post.
  • L'informativa sulla privacy fornita al dipendente non era sufficiente a legittimare il controllo, poiché i dati erano stati acquisiti in modo non conforme alla normativa vigente.
  • Il licenziamento fondato su un procedimento disciplinare viziato da un controllo illegittimo non può essere considerato valido.

Questa pronuncia è un severo richiamo dei principi che governano la materia dei controlli  sui dipendenti. Il bilanciamento tra esigenze aziendali e diritti dei lavoratori è un tema centrale.

Il rispetto dei principi di legalità e proporzionalità diventa essenziale per evitare il rischio di  rovinosi contenziosi.

Milano gennaio 2025

Avv. Biagio Cartillone

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Numeri chiari, giustizia più rapida
I giudici del lavoro, nei tribunali e nelle corti d’appello, non amano confrontarsi con i numeri. Quando una causa richiede conteggi, la prassi è quasi sempre la stessa: nominare un consulente tecnico d’ufficio e adeguarsi alle sue conclusioni. Ma questo significa allungare i tempi e appesantire il procedimento con costi ulteriori.
Proprio perché questa è la realtà, il giuslavorista ha un dovere in più: presentare la parte economica del ricorso in modo chiaro, lineare e subito comprensibile. Se le pretese o le contestazioni sono esposte con semplicità e precisione, la consulenza tecnica può diventare inutile.
È un compito che non si può ignorare. Difendere un lavoratore o un’azienda significa anche saper trasformare principi giuridici in cifre leggibili, senza zone d’ombra. Il giuslavorista si misura qui: nello sforzo costante di rendere trasparenti i numeri della causa, perché solo numeri chiari possono portare a decisioni corrette con il diritto e le previsioni del CCNL.

 La rapidità come obbligo dello studio 
Nel diritto del lavoro la rapidità è imprescindibile. La legge prevede che, dopo l’impugnazione di un licenziamento o di un trasferimento, il ricorso debba essere depositato entro 180 giorni: decorso tale termine, il diritto si perde. È una scansione temporale rigida, che impone al lavoratore di non lasciare che il tempo eroda la propria tutela.
 La rapidità come necessità pratica
La stessa urgenza vale per le cause che riguardano differenze retributive o risarcimenti. In un sistema dominato da appalti ed esternalizzazioni, le imprese appaltatrici spesso si cancellano dal registro delle imprese subito dopo aver concluso l’affare, lasciando i lavoratori senza interlocutore. In questi casi occorre “battere sul tempo”: solo agendo tempestivamente la sentenza conserva un valore concreto e non si riduce, come le gride manzoniane, a un proclama destinato a restare lettera morta.

Buste paga e contratti collettivi: una specializzazione indispensabile

Nel diritto del lavoro, applicare correttamente i contratti collettivi e redigere le buste paga con precisione non è un dettaglio: è una linea di confine tra la tutela dei diritti e il rischio concreto di contenziosi. Per il lavoratore significa poter confidare che chi legge quei numeri veda anche ciò che non è detto: scatti di anzianità, indennità, straordinari, clausole contrattuali speciali — tutto ciò che si nasconde dietro le cifre.
Per l’azienda, invece, un errore — anche minimo — può costare doppiamente: dovrà ripagare somme già versate in difetto e versare differenze che il giudice riconosce per mancata corretta applicazione del contratto collettivo. In altri termini: un “risparmio scorretto” oggi può trasformarsi in un esborso ben più grave domani.
Ecco perché la specializzazione tecnica in contratti collettivi e paghe non è una mera opzione: è un’assicurazione per chi tutela i diritti dei lavoratori e una protezione per chi assume l’onere della compliance aziendale.

 

 

  La nostra forza: istituti retributivi  e numeri, un sapere unitario

 Leggere e interpretare le previsioni economiche di un contratto collettivo non è mai semplice. Non basta scorrere le tabelle: occorre   tradurre principi giuridici astratti nei calcoli che incidono sui diversi istituti retributivi. È un passaggio complesso, che richiede   conoscenza tecnica e visione giuridica.
 La difficoltà sta proprio qui: coniugare l’astrattezza del concetto con la concretezza del numero. È un’operazione che non può essere   spezzata, né divisa tra più mani. Se la si frammenta, si rischia di perdere la piena comprensione del sistema.
La nostra forza nasce da questa consapevolezza: costruiamo in modo unitario istituti giuridici e proiezioni economiche, senza scollature tra teoria e pratica. Diritto del lavoro e numeri camminano insieme, in un’unica lettura. Ed è proprio questa integrazione che rende il nostro lavoro affidabile, solido e capace di dare risposte certe a lavoratori e imprese.