28/09/2025
Tardività della contestazione.
Con la sentenza n. R.G. 7/2025, la Corte d’Appello di Milano ha affrontato un caso significativo in materia di licenziamento disciplinare, confermando il rigetto dell’eccezione di tardività sollevata da un lavoratore licenziato per giusta causa. La pronuncia offre chiarimenti rilevanti sul principio di immediatezza e sulla sua concreta applicazione.
Il lavoratore, inquadrato come quadro con funzioni di team leader, era stato licenziato per giusta causa per la violazione di una policy aziendale (SPMS) relativa alla gestione dei contributi promozionali. La lettera di contestazione, datata 17 febbraio 2023, riguardava fatti risalenti al periodo gennaio-dicembre 2022.
Il dipendente aveva impugnato il licenziamento, sostenendo che la contestazione fosse tardiva e lesiva del proprio diritto di difesa.
La Corte ha respinto l’eccezione di tardività, confermando la sentenza del Tribunale di Milano. In particolare, ha rilevato che:
Momento della conoscenza: la società era venuta a conoscenza delle irregolarità solo a fine 2022, quando due clienti avevano richiesto rimborsi per importi consistenti (203.000 e 130.000 euro) relativi a contributi non accantonati. Prima di allora, non vi erano elementi concreti per sospettare anomalie.
Indagini interne: a seguito delle richieste, l’azienda aveva avviato un’indagine per verificare le pretese e valutare ulteriori pendenze. L’attività ha richiesto tempo per raccogliere e analizzare la documentazione.
Tempestività: la lettera di contestazione è stata inviata entro due mesi dall’avvio delle verifiche, un termine ritenuto congruo in ragione della complessità dell’accertamento.
La Corte si è rifatta a consolidati orientamenti della Cassazione, ribadendo che:
l’immediatezza si valuta dal momento in cui il datore ha piena conoscenza dei fatti (Cass. n. 28974/2017);
il datore non ha un obbligo di controllo continuo e sistematico sui dipendenti (Cass. n. 7467/2023);
il principio di immediatezza tutela il diritto di difesa del lavoratore, ma non può essere interpretato in modo rigido, specie in presenza di indagini articolate (Cass. n. 281/2016).
Per la Corte d’Appello la contestazione era stata formulata in tempi congrui e il lavoratore aveva potuto difendersi pienamente, sia in sede disciplinare che giudiziaria. La decisione sottolinea che l’immediatezza non è un concetto meccanico, ma va calibrato sulle circostanze concrete e sulle esigenze di approfondimento istruttorio del datore di lavoro.
La sentenza conferma un orientamento di equilibrio: il datore di lavoro deve agire con diligenza e tempestività, ma ha diritto a verificare accuratamente le anomalie prima di contestarle; al tempo stesso, al lavoratore deve essere sempre garantita la possibilità di esercitare il proprio diritto di difesa.
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