01/10/2025
La contestazione di addebito è la porta d’ingresso obbligatoria per ogni sanzione disciplinare che vada oltre il rimprovero verbale. Non è burocrazia: è il modo con cui si garantisce che il lavoratore sappia cosa gli viene imputato, da quando e in base a quali regole, e che l’azienda decida dopo aver ascoltato la difesa. Qui sotto trovi l’istituto spiegato in modo consequenziale: prima la norma generale (art. 7 Statuto dei lavoratori), poi la procedura, quindi le integrazioni dei principali CCNL e, infine, gli errori che fanno cadere la sanzione.
1) La regola generale (art. 7 Statuto dei lavoratori): la cornice che vale per tutti
L’art. 7 fissa cinque pilastri.
Pubblicità delle regole. Le infrazioni disciplinari, le sanzioni e il percorso procedurale devono essere resi conoscibili a tutti prima dei fatti (affissione in luogo accessibile o mezzo equivalente, ad es. intranet). Se il codice non è pubblicato, la sanzione parte già zoppa.
Dilazione minima. Tra contestazione scritta e sanzione devono passare almeno cinque giorni: è il tempo tecnico per preparare le giustificazioni e chiedere l’audizione.
Limiti alla misura della sanzione. La multa non può superare quattro ore di retribuzione base; la sospensione non può superare dieci giorni. Vietate le sanzioni che cambiano in modo definitivo il rapporto (niente “demansionamenti punitivi”).
Impugnazione rapida e oblio. Entro venti giorni dalla sanzione, il lavoratore può chiedere un Collegio di conciliazione e arbitrato; la sanzione resta sospesa fino alla decisione. Dopo due anni, la sanzione non può più essere considerata per alcun effetto. Le stesse garanzie valgono anche se l’esito è un licenziamento disciplinare.
2) Come si svolge la procedura: una sequenza lineare
a) Prima dei fatti: il codice disciplinare deve essere pubblicato e coerente con il CCNL applicato. Senza pubblicità, la sanzione è attaccabile.
b) Contestazione scritta: quando l’azienda ha conoscenza del fatto, formula una contestazione tempestiva e specifica. Specifica vuol dire che il lavoratore deve poter capire subito di cosa si parla: date, luoghi, condotte, regole violate. Se emergono elementi nuovi, si fa una nuova contestazione; non si “cambiano le carte in tavola” dentro la stessa.
c) Difesa: dal giorno di ricezione della contestazione decorre la finestra difensiva. La legge impone che non si sanzioni prima di cinque giorni; alcuni CCNL fissano anche come e quando chiedere l’audizione. L’assistenza sindacale va sempre consentita.
d) Decisione motivata: al termine della finestra difensiva l’azienda decide. La decisione deve essere motivata e comunicata con un mezzo che certifichi la ricezione (raccomandata/PEC). I termini di chiusura sono spesso fissati dal CCNL (vedi §3): se scadono, la sanzione può cadere o le giustificazioni si intendono accolte.
e) Impugnazione: chi riceve la sanzione può attivare il Collegio entro venti giorni (effetto sospensivo) o rivolgersi al giudice.
Questa sequenza – pubblicità → contestazione → difesa → decisione → eventuale impugnazione – è la traccia da rispettare sempre. Il resto (termini stringenti, dettagli operativi) lo mette il CCNL.
3) Cosa aggiungono i principali CCNL: tempi, soglie, conseguenze
I CCNL non possono togliere tutele; possono però stringere i tempi, tipizzare meglio i casi e fissare decadenze. Ecco come si muovono i contratti più diffusi.
Commercio – Confcommercio
L’effetto pratico: la finestra difensiva (minimo legale 5 giorni) e il termine di 15 giorni costringono a calendari interni precisi. Se si sfora, la sanzione si espone a censure.
Trasporto Merci – Industria
L’effetto pratico: se l’azienda non rispetta i 20–10–20, la sanzione è a rischio. È il CCNL più “temporizzato”.
Metalmeccanica – Industria
L’effetto pratico: qui la decadenza è severa. Chi decide tardi… non decide: il procedimento si chiude di fatto a favore del lavoratore.
Gomma – Industria
L’effetto pratico: anche qui il tempo è sostanza. Serve una gestione istruttoria rapida e documentata.
4) Il criterio di fondo: proporzionalità, specificità, tempestività
Tre parole tengono in piedi la procedura.
Proporzionalità. La sanzione deve essere adeguata al fatto e coerente con la scala prevista da legge e CCNL. Multa e sospensione hanno limiti massimi legali; alcuni CCNL li restringono (ad es. sospensione massima di tre giorni in Metalmeccanica e Gomma).
Specificità. La contestazione deve permettere una difesa concreta. Indicazioni vaghe (“condotta scorretta”, “scarso rendimento”) senza fatti, date e regole violate non bastano. Se emergono elementi nuovi, si fa una nuova contestazione, non si “aggiusta” quella vecchia.
Tempestività. La contestazione deve seguire in tempi ragionevoli la conoscenza del fatto; in Trasporto Merci il tempo è fissato: 20 giorni. Nei settori senza un numero “chiuso”, l’inerzia svuota il nesso tra comportamento e sanzione.
5) Un esempio semplice (per capire la linea del tempo)
Il responsabile rileva il 10 aprile un uso improprio dell’auto aziendale accaduto il 7 aprile.
6) Gli errori che fanno cadere tutto (e come evitarli)
Codice disciplinare non pubblicato. Senza pubblicità preventiva, l’impalcatura crolla. Pubblicare e mantenere aggiornato è il primo dovere.
Contestazione generica o “mobile”. Se non è chiaro cosa si contesta, la difesa è impossibile. Mai cambiare il fatto in corsa: se spunta un elemento nuovo, nuova contestazione.
Tempi sforati. In Trasporto Merci, ignorare il 20–10–20 è fatale; in Metalmeccanica oltre i 6 giorni post-difese la partita è chiusa; in Gomma il limite è 10 giorni salvo sospensione motivata; in Commercio 15 giorni (prorogabili 30 con preavviso scritto). La regola è una: calendario alla mano.
Sanzioni fuori scala. Multa oltre 4 ore o sospensione oltre 10 giorni sono oltre la legge; se il CCNL prevede limiti più bassi (3 giorni), valgono quelli.
Licenziamento disciplinare “senza filtro”. Anche il recesso punitivo deve attraversare la stessa procedura: contestazione, difesa, tempi. Saltarla espone all’invalidità.
7) Conclusione: perché conviene rispettare la traccia
Una contestazione fatta bene riduce il contenzioso e protegge entrambi: l’azienda esercita il potere disciplinare in modo trasparente e proporzionato; il lavoratore ha una vera chance di spiegarsi. La legge mette i paletti, i CCNL li rendono operativi con tempi e conseguenze. È semplice: regole chiare, tempi certi, motivazioni in ordine. Se la procedura sta in piedi, sta in piedi anche la sanzione. Se cede un anello, cade tutto.