30/09/2025
Il contratto a tempo determinato è lo strumento più usato dalle imprese quando serve personale per un periodo limitato. Proprio perché è così diffuso, il legislatore lo ha regolato con attenzione, fissando limiti chiari e sanzioni severe in caso di abuso.
Quanto può durare un contratto a termine
La regola di base è semplice: il contratto a tempo determinato può durare fino a 12 mesi senza bisogno di causale. In questa fascia il datore di lavoro può assumere liberamente, a patto che tutto sia messo per iscritto.
Se invece si supera la soglia dei 12 mesi, per arrivare fino al massimo dei 24 mesi complessivi, il contratto deve essere giustificato da una causale. Le causali possibili sono tre:
Il limite dei 24 mesi non è superabile, se non con un’eccezione: un ulteriore contratto, fino a 12 mesi, può essere stipulato davanti all’Ispettorato del Lavoro, con l’assistenza di entrambe le parti.
Proroghe e rinnovi: non sono la stessa cosa
Il contratto a termine può essere prorogato o rinnovato.
Per evitare abusi, la legge impone anche un intervallo minimo (il cosiddetto stop and go): 10 giorni se il contratto scaduto era fino a 6 mesi, 20 giorni se era più lungo.
Cosa succede se il contratto continua oltre la scadenza
Se il lavoratore resta in servizio dopo la data di scadenza senza una proroga formale, il rapporto continua ma con un costo aggiuntivo: la retribuzione va maggiorata del 20% per i primi 10 giorni e del 40% dal giorno 11 in poi.
Se la prosecuzione supera i 30 giorni (contratti fino a 6 mesi) o i 50 giorni (contratti più lunghi), il rapporto si trasforma automaticamente in un contratto a tempo indeterminato.
Forma scritta e contenuti obbligatori
Il contratto a termine deve essere sempre redatto per iscritto (salvo rapporti brevissimi, fino a 12 giorni). Il datore è tenuto a consegnarne copia al lavoratore entro 5 giorni dall’inizio del rapporto.
Quando serve la causale, questa deve essere scritta in modo specifico e concreto. Formule generiche come “per esigenze produttive” non sono sufficienti: in caso di contestazione giudiziale, un contratto con causale vaga rischia di essere convertito in contratto a tempo indeterminato.
Limiti aziendali e divieti
Non tutte le aziende possono assumere a termine senza limiti. La legge stabilisce che i lavoratori a tempo determinato non possono superare il 20% degli assunti a tempo indeterminato già in forza. Se questo tetto viene superato, il contratto resta valido, ma il datore di lavoro subisce una sanzione economica proporzionata.
Inoltre, il contratto a termine non può essere usato in alcuni casi: per sostituire scioperanti, in aziende che abbiano fatto licenziamenti collettivi nei 6 mesi precedenti per le stesse mansioni, in reparti dove c’è Cassa Integrazione, o se l’impresa non ha redatto il documento di valutazione dei rischi.
Il diritto di precedenza
Il lavoratore che abbia accumulato più di 6 mesi di contratto a termine ha un diritto di precedenza: se l’azienda, entro 12 mesi dalla cessazione, assume personale a tempo indeterminato per le stesse mansioni, deve dare la priorità a quel lavoratore. Perché il diritto sia valido, il lavoratore deve dichiarare per iscritto la volontà di esercitarlo.
In sintesi
Il contratto a termine è uno strumento utile, ma vincolato da regole precise:
Nota dello Studio
Queste regole sono di carattere generale. Ogni contratto va verificato caso per caso, anche in relazione al contratto collettivo applicato. Per aziende e lavoratori, conoscere in anticipo i vincoli di legge significa evitare sorprese: un contratto impostato male può trasformarsi, anche contro la volontà delle parti, in un rapporto a tempo indeterminato.