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I fatti disciplinari non possono essere contestati più di una volta.

Vige il divieto del ne bis in idem


Con la sentenza n. 21760 del 2010, la Suprema Corte di Cassazione ha statuito che il datore di lavoro, una volta esercitato validamente il potere disciplinare in relazione a determinati fatti costituenti infrazioni disciplinari, non può esercitare una seconda volta, per quegli stessi fatti, il medesimo potere.
Si trattava del caso di un dipendente di una banca che aveva accettato versamenti di titoli contraffatti e consentito il prelievo di ingenti somme di denaro senza aver verificato la regolarità della firma sulla girata degli assegni. Per tali fatti in un primo momento era stato sospeso dal servizio; successivamente, oltre due anni dopo la commissione dei fatti, era stato licenziato per giusta causa.
Il tribunale di Salerno, in primo grado annullava il licenziamento ritenendolo illegittimo e tale decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello di Salerno. Il giudice di secondo grado rilevava infatti che le distinte contestazioni che avevano dato luogo alla sospensione del servizio e al licenziamento, si riferivano a fatti sostanzialmente identici e non potevano, pertanto, giustificare l’irrogazione del licenziamento disciplinare a distanza di due anni dalla prima sanzione. Tale decisione veniva ribadita anche dalla Corte di Cassazione che ha colto l’occasione per specificare che il datore di lavoro può tenere conto delle sanzioni eventualmente applicate, entro il biennio, ai soli fini della recidiva non potendo più esercitare il potere disciplinare ormai consumato. 

Il potere disciplinare del datore di lavoro

  Le norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali ciascuna di esse può essere applicata ed alle procedure di contestazione delle stesse, devono essere portate a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti. Il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l'addebito e senza averlo sentito a sua difesa. Il lavoratore potrà farsi assistere da un rappresentante dell'associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato. La multa non può essere disposta per un importo superiore a quattro ore della retribuzione base e la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per più di dieci giorni. In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa. Articolo 7 dello statuto dei lavoratori

La contestazione non può essere ripetuta.

Si deve  escludere che il datore di lavoro, una volta esercitato validamente il potere disciplinare nei confronti del prestatore di lavoro in relazione a determinati fatti costituenti infrazioni disciplinari, lo possa esercitare una seconda volta per quegli stessi fatti, in quanto ormai consumato: essendogli consentito soltanto di tener conto delle sanzioni eventualmente applicate, entro il biennio, ai fini della recidiva, nonché dei fatti non tempestivamente contestati o contestati ma non sanzionati per la globale valutazione, anche sotto il profilo psicologico, del comportamento del lavoratore e della gravità degli specifici episodi addebitati. Sentenza Cassazione del 30 gennaio 2018.  

Impugnazione della sanzione. Ferma restando la facoltà di adire l'autorità giudiziaria, il lavoratore al quale sia stata applicata una sanzione disciplinare può promuovere, nei venti giorni successivi la costituzione, tramite l'ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, di un collegio di conciliazione ed arbitrato, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un terzo membro scelto di comune accordo o, in difetto di accordo, nominato dal direttore dell'ufficio del lavoro. La sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia da parte del collegio. Qualora il datore di lavoro non provveda, entro dieci giorni dall'invito rivoltogli dall'ufficio del lavoro, a nominare il proprio rappresentante in seno al collegio, la sanzione disciplinare non ha effetto. Se il datore di lavoro adisce l'autorità giudiziaria, la sanzione disciplinare resta sospesa fino alla definizione del giudizio. Non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione. Art 7 dello Statuto dei lavoratori